PROGENIE DEGENERE

Quello che troverai nel mio Blog, vuole essere un input alla tua curiosità e genialità artistica, senza sottovalutare l'attenzione di quanti si ritengano palesemente "negati per la pittura". A tutti consiglio di liberarsi attraverso il colore, senza lasciarsi inibire, condizionare dal giudizio: probabilmente l'arte più significativa è stata quella generata dall’irragionevole nell'irragionevole. Oltre la giusta contraddizione, se la Tecnica è una base concreta, la genialità è un'altezza inconcreta, appunto amorfica, irraggiungibile, inafferrabile…

venerdì 10 gennaio 2014


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COLLAGE

StoriaCollage (dal francese papier-collé, ovvero carta incollata). E' una tecnica che risale agli inizi del '900; venne portata ad alti livelli grazie agli artisti cubisti e futuristi. Tra gli artisti ricordiamo Pablo Picasso, Henry Matisse, Georges Braque, che eseguiva i suoi collage mettendo in composizione elementi fotografici, giornali, tessuti, carta. Con gli artisti postmoderni (quelli che abbracceranno movimenti artistici come il Dadaismo, Surrealismo, la Pop-Art e l'Arte informale), il collage diverrà tridimensionale, trasformandosi in vera e propria scultura. La Tecnica. Consiste nell'incollare carta o materiali diversi (come la stoffa, la plastica, la corda, la ghiaia, il legno, gli adesivi colorati etc.) su un supporto resistente come un cartoncino, legno, tela. La carta più usata è quella bianca e colorata o fogli di carta colorata già predisposti per il collage; ma anche carte utilizzate per altre finalità possono tranquillamente rientrare in questa tecnica: come la carta per imballaggio, la velina o la crespa, la stessa carta da parati o dei giornali etc. Gli Strumenti. Sono quelli utili per il taglio della carta, come le forbici o la taglierina; poi la colla, una riga o la squadra.  La Composizione. In questa tecnica non è basilare conoscere in partenza ciò che si voglia realizzare, poiché ciò che si ottiene è, il più delle volte, il risultato di diversi tentativi, che se eseguiti con spontaneità conferiscono alla composizione maggiore freschezza. Se invece dobbiamo necessariamente fare riferimento ad un disegno prestabilito, si inizierà ad incollare la carta o gli oggetti previsti partendo dallo sfondo, poi la parte intermedia ed infine quella centrale. I collage possono essere completati con interventi pittorici avvalendosi di tecnica a tempera, o ricorrendo ai pennarelli. Fermo restando che ogni artista prediliga, nelle proprie composizioni, alternanze tecniche estremamente soggettive, frutto di una ricerca personale e di caratterizzazione stilistica.

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MOSAICO

Storia. E' una tecnica che risale alla civiltà mesopotamica; veniva utilizzata dai Sumeri per decorare le facciate o i pilastri. Nell'antico Egitto, invece, la ritroviamo  negli edifici sacri e residenze dei faraoni. Il commercio la portò in Grecia, fino all'Impero romano. Dal IV secolo, vengono introdotti nuovi accorgimenti tecnici, per decorare pareti basilicali ed absidi, nonché arconi trionfali; si avverte in questo periodo il bisogno di staccarsi  dalle forme classiche. A Roma e Ravenna, questo processo di distaccamento dall'arte classica musiva verrà ad attuarsi, poiché quanto rappresentato - nella fattispecie le figure - non sarà più in rilievo ed immobile, ma perderà spazialità, trasformandosi in simbolo, inserito su uno sfondo non più azzurro (classico), bensì di colore oro. Per l'appunto, con i Bizantini, tra il V e VI secolo d.c., raggiunse livelli altissimi, acquisendo ulteriori evoluzioni tecniche. Sempre a Roma, dal VII secolo al XIII,  verrà applicata ad elementi architettonici, da parte di artisti come Torriti, Rosuti, Cavallini, Cosmati; mentre a Venezia, in concomitanza a quella bizantina, la tecnica ebbe anche grande diffusione,  tanto che nel XVI secolo alcuni artisti musivi lavoreranno su  alcuni cartoni preparatori del grande Raffaello. Venne poi sostituita dalla pittura murale. Agli inizi del '900, con Antonio Gaudì (Barcellona), grazie all'estro, la genialità di questo architetto eccelso, il mosaico troverà applicazioni suggestive ed originali, ma soprattutto gigantesche. La Tecnica. Consiste nel combinare pezzetti di vetro, pietruzze, pezzi di smalto di colori diversi, per mezzo di stucco forte, ed ottenere così un'opera d'arte capace di riprodurre i disegni più diversi. Vi sono due tipi di mosaico: quello costituito da tessere marmoree per pavimenti; e quello a tessere vitree per decorare volte e pareti. Osservando il risultato ad una certa distanza, percepiremo l'opera nella sua unità, nonostante si tratti di tessere che cambino colore senza sfumature: questo succede per l'accostamento di tessere di tonalità graduale. Questa tecnica rientra anche in didattiche scolastiche ovviamente, in questo caso, ci si avvale di materiali più economici e di comune uso: un cartone piuttosto spesso (base del mosaico) e ritagli (quadratini) di giornali o riviste di diverse colorazioni;  il disegno verrà tracciato sul cartoncino con un pennarello e poi, passata la colla per carta, si procederà a comporre l'immagine con le tessere di carta di giornale.  Questo tipo di accostamento può anche essere eseguito avvalendosi di pasta, sassolini, bottoni;  in questo caso bisognerà ricorrere ad una colla molto adesiva e combinata con uno strato di DAS su cui andremo ad incastrare il materiale prescelto.

mercoledì 28 agosto 2013

PITTURA SU VETRO

Storia. L'arte della pittura su vetro risale al Medioevo: utilizzata per decorare le vetrate delle cattedrali. A partire dal Rinascimento, questa peculiare caratteristica, venne superata portando la decorazione su vetro anche nei grossi complessi immobiliari della nobiltà del tempo, con soggetti raffiguranti la mitologia e l'araldica (proprio in questo periodo furono introdotti i pigmenti a smalto). Fino ad arrivare al XVI secolo, in cui si trasformerà in un vero e proprio dipinto imitando la grande produzione pittorica dei maestri del tempo; mentre nel XVIII verrà  utilizzata anche dalle classi  meno abbienti, le quali si avvarranno di comuni lastre di vetro. Con il Barocco, la tecnica subisce una sorta di stasi, per poi tornare ad essere utilizzata proprio alla fine del XVIII, e scegliendo soggetti naturalistici. Anche nel '900 (1914), trova grande riscontro con la corrente artistica conosciuta come Simbolismo. Oggi, soprattutto grazie alla diffusione di negozi di articoli di belle arti - in cui è facile trovare  l'occorrente in strumentazione e quant'altro - la tecnica è divenuta accessibile a tutti.

• Il Vetro è una miscela di  carbonato, silice, calcare, sodio. Le superfici in vetro consigliate sono quelle di spessore 3 o 5mm, in quanto offrono l'opportunità di poter eseguire delle prove di colore/tono con piccoli pezzi di vetro. Molto importante è conoscere le caratteristiche di trasparenza dei vetri, in funzione di quanto ci apprestiamo a realizzare. Paradossalmente, le imperfezioni di trasparenza di un vetro, sono ricercate dall'artista proprio perché generano particolari effetti di luce; questo è dovuto al fatto che un vetro dopo la fusione (in quanto miscela di  carbonato, silice, calcare, sodio, portata alla fusione a 1450 gradi) ed il raffreddamento e la fase di laminatura costante, dovrebbe risultare in trasparenza omogeneo; in realtà, il più delle volte questo non accade,  creando per l'appunto imperfezioni sulla superficie, che riflettendo in maniera differente i raggi luminosi,  rende suggestivo il risultato finale.

• Gli Strumenti. Munitevi di almeno 3 pennelli (di ottima qualità/ in martora, misura 2.8.10), la stesura del colore sarà più uniforme; pulire sempre i pennelli con solvete dopo aver eseguito la decorazione/dipinto; stracci, matite per il vetro, alcool, un taglierino o lametta, una spatola, un raschietto, ed altro occorrente per quanto concerne la fase del disegno preparatorio. I Colori. Esistono in commercio svariati tipi di colori, dai trasparenti a quelli coprenti o a caldo. Consiglio: evitare di mescolarli, poiché nonostante il medesimo fine, le proprietà dei colori in questione potrebbero risultare non compatibili. Se scegliamo quelli trasparenti, potremmo graduare il livello di trasparenza ricorrendo ad un diluente prodotto dalla medesima casa produttrice dei colori. Mai sovrapporre le colorazioni quando lo strato di colore precedente si presenti ancora fresco ed appiccicoso (lasciare asciugare per almeno un'ora). Se invece scegliamo quelli coprenti, ovvero gli acrilici, i colori in pasta o per la ceramica, e le stesse tempere, potremo sovrapporli prima dell'asciugatura, con strati leggeri per evitare crepe, e poi successivamente ricorrere ad una vernice di tipo trasparente per rendere quanto abbiamo realizzato più duraturo. I colori in pasta, vengono venduti in tubetto con beccuccio in plastica, che può essere accorciato a seconda delle necessità  pittoriche; utilizzati per delineare il disegno in questione, imitano il piombo, nei colori nero o grigio. Infine, i colori a caldo, cioè quelli che necessitano di una cottura in forno per ceramica. Si tratta di pigmenti adoperati per decorare stoviglie di uso domestico. Rispetto ai colori precedenti, sono i più impegnativi al fine realizzativo-artistico.

• Il Disegno. All'inizio, se non si è ancora pratici di questa tecnica, conviene riprodurre soggetti piuttosto semplici, facilmente reperibili sfogliando giornali, libri, riviste, o libri specifici che offrano una vasta gamma di soggetti decorativi gia prestampati. L'immagine da riprodurre - semplificata nelle linee che la descrivono, trascurando, quindi, la parte chiaroscurale - dovrà essere disegnata su di un foglio delle stesse dimensioni della lastra di vetro; poi lo stesso disegno, dovrà essere trasferito su un foglio di carta lucida con un pennarello, e posto al di sotto della lastra di vetro, quindi fissato con del nastro adesivo. Si procederà a ricopiare il disegno avvalendosi del colore in pasta, oppure di una matita per vetro. Consiglio: prima di eseguire quanto menzionato, pulire la lastra di vetro con alcool e strofinaccio. Per evitare di danneggiare il disegno nella fase della colorazione, possiamo ricorrere ad un ponteggio in legno, nella misura da stabilirsi in base alla dimensione del lavoro che abbiamo scelto, in modo da farlo scorrere agevolmente lungo la lastra di vetro. Le imperfezioni del disegno trasferito possono essere corrette con un taglierino o raschietto. Prima di passare al colore, eseguire le classiche "prove di colore" su piccoli pezzi di vetro. Terminato il dipinto, lasciatelo asciugare per almeno 3 giorni protetto dalla polvere ed in una stanza ventilata. Prove tecniche. La pittura su vetro può essere eseguita anche sulla parte posteriore del vetro stesso. Può capitare di dover riportare sull'oggetto immagini molto definite, in questo caso conviene avvalersi di mascherine di carta adesiva trasparente, su cui avremo inciso ed intagliato - lungo i contorni con un taglierino - l'immagine positiva poi distaccata (es. come lo stencil, però adesivo); il colore dovrà essere steso con maggior densità e precisione partendo dall'esterno verso l'interno. La pellicola dovrà essere staccata quando il colore sarà completamente asciugato. Incisione su vetro. Con questa tecnica, possiamo realizzare il nostro dipinto direttamente incidendo sul colore quando sarà ben asciugato, con punte per incisione o cutter. Si tratta di un tipo di tecnica che può essere eseguita anche in maniera monocromatica (solo un colore), consigliata per decorare soprattutto piatti, quindi superfici circolari
 

venerdì 19 luglio 2013

LA CARTAPESTA

LA CARTAPESTA. Storia. La storia della cartapesta è associata a quella della carta (etimologia: charta/latino, kàrtes/greco, indicava, alle sue origini il foglio di papiro, in seguito la pergamena, e dal Medioevo la carta moderna). Un funzionario cinese, Ts'ai Lun, la introdusse nella manifattura imperiale nel 105 d.c.; pare, però, che questa tecnica fosse già in uso da diversi anni in Cina. A partire dal secolo VIII, quando alcuni artigiani cinesi vennero fatti prigionieri dagli arabi, la tecnica divenne in uso, quindi si diffuse anche in Europa; in Italia, si fanno risalire i primi documenti in carta a partire dalla metà del 1200. Proprio gli italiani contribuirono a rendere più resistente la tecnica, introducendo nella pratica la colla animale e la battitura. Molti documenti, risalenti a 700 anni fa, mantengono ancora la loro integrità grazie a questo procedimento, che all'inizio della sua diffusione non ottenne particolari appoggi, anche perché si era portati a pensare che la colla animale potesse indurre la carta ad essere attaccata dai germi, e quindi si decise di ricorre alla carta pergamena per documenti di notevole importanza. Alla  seconda metà del '200 risale, invece, la filigrana: caratteristica carta che presenta striature più chiare o più scure se osservata in trasparenza. Quando poi si arriverà alla rivoluzione industriale, quindi alla meccanizzazione, la produzione della carta si evolverà in maniera continuativa.

Ingredienti. Come la pasta di sale, trattasi di un impasto assolutamente semplice e che si avvale di strumenti/materiali di comune uso e riciclo: vecchi giornali, acqua, colla e tanta fantasia. Innumerevoli sono le evoluzioni artistico-realizzative di questa tecnica antica, dai giocattoli alle statue sacre, dai burattini ai personaggi del presepe, passando per i carri allegorici.  L’Impasto. Si lascia macerare la carta da giornale precedentemente sminuzzata - ricorrere ad un frullatore ad immersione può agevolare il lavoro - per alcuni giorni in una bacinella d'acqua (è preferibile adoperare carta non oleata o patinata). Alla fine della macerazione risulterà una poltiglia. Dopo aver strizzato l'impasto, collocarlo all'interno di un sacchetto di cotone, ed ancora strizzarlo fino ad eliminare i residui d'acqua.  Si procederà ad aggiungere la colla in polvere o vinilica adoperata in tappezzeria, ed un po' di polvere di gesso.  La pasta deve risultare elastica e senza grumi. L'impasto può essere conservato in un sacchetto di plastica. E' anche possibile realizzare oggetti con strisce di giornale bagnate ed alternate alla colla, nonché alla poltiglia di carta macerata succitata.

• La Colla. Le colle utilizzate per il procedimento della cartapesta sono svariate: oltre alla menzionata colla vinilica, vi è quella in polvere, che viene disciolta in acqua fredda; quella di farina, ottenuta sciogliendo una porzione di farina (es. 100g) in 2 litri di acqua, mescolando fino all'ebollizione ed a vederla ridursi in gelatina (trattasi di una colla adoperata a caldo e successivamente riscaldata a bagnomaria); e poi la colla di pesce, in scaglie o polvere, sempre disciolta a bagnomaria con parte di gesso, quindi trattasi di colla a caldo. Consiglio: lasciare asciugare ogni strato prima di applicare quello successivo. Strumenti. A differenza della pasta di sale, può essere adoperata anche strumentazione in ferro, come forbici, spatole, filo di ferro; munitevi anche di catino, pennelli, carta vetra, stucco, frullatore, e quanto ancora il lavoro previsto necessiti, oltre agli ingredienti succitati e previsti. La Matrice. Se abbiamo deciso di realizzare una maschera, allora bisognerà ricorrere alla matrice, ovvero una forma prestampata in creta, gesso o realizzata direttamente da noi in argilla. Prima di procedere all'applicazione dell'impasto/cartapesta, insaponare, cerare o passare del talco sulla parte superiore della matrice: con questo procedimento si agevolerà il distaccamento della forma risultante. Si consigliano diversi strati di carta, dai sei  agli otto. Lasciare asciugare il tutto fino a quando la forma potrà essere staccata agevolmente. Passare alla colorazione prevista. Il Colore. I colori a tempera vanno benissimo, anche gli acrilici e quelli a smalto. Si può anche mescolare direttamente all'impasto della cartapesta l'anilina in polvere, e così renderla più uniforme.


TECNICHE PITTORICHE

giovedì 18 luglio 2013

LA PASTA DI SALE

LA PASTA DI SALE. L’Impasto. Realizzare un buona pasta di sale - per creare oggetti, personaggi etc. - è assolutamente semplice, poiché trattasi di materiali di uso domestico: acqua, farina, sale, glicerina o colla. L'acqua deve essere a temperatura ambiente; la farina 00 (quella per dolci); il sale, raffinato e non marino (renderebbe porosa la scultura di pane). Consiglio: macinare il sale fino a renderlo raffinato quanto lo zucchero a velo, permette di migliorare l'impasto e quindi ottenere sculture più sofisticate. L'ultimo ingrediente è la glicerina o colla, quella utilizzata dai tappezzieri (rende l'impasto più elastico). Per quanto concerne la misura/quantitativo, è consigliato avvalersi dello stesso bicchiere: 1 bicchiere di sale_1 bicchiere di farina_aggiungere gradualmente l'acqua_l'impasto non deve essere appiccicoso_lasciare riposare 2 ore. C'è chi preferisce inserire nell'impasto la metà del sale previsto, questo permette di ottenere sculture molto leggere, ma più soggette a deteriorarsi. Consiglio: prima di arrivare ad un buon impasto, conviene annotare le varie sperimentazioni rispetto alla misura degli ingredienti succitati. Un buon impasto è il risultato di una giusta lavorazione dell'amalgama. Ricorrere all'impastatrice elettrica renderebbe il lavoro più ottimale, ma il sale può arrugginire gli ingranaggi; è quindi preferibile eseguirlo manualmente.

Strumenti. Tutti gli strumenti in ferro non sono consigliati, poiché arrugginiscono a causa del sale. Una strumentazione lignea è più consona, anche se le mani rimangono la strumentazione naturale più efficace. Alcuni esempi di strumenti consoni: stuzzicadenti, matterello, rullo per stampare, pettine, pinze, spatola, forbici, bilancia da cucina, spremi aglio etc.. Se si intende far asciugare la scultura all'aria aperta, lavorarla direttamente su di una tavoletta di legno; se invece si desidera cuocerla, lavorarla direttamente sul piatto del forno. Modellare. Per unire le varie parti dello oggetto che stiamo realizzando, non bisogna ricorrere alla colla, bensì inumidire con un pennello la parte interessata, procedendo all'applicazione dell'elemento previsto. Asciugare e cuocere gli oggetti. Non è consigliato asciugarli all'aria aperta, poiché la colorazione assumerebbe una caratteristica gessosa; peggio ancora se lasciati l'intera notte. Se si è deciso per questo tipo di asciugatura, si consiglia una condizione di aria non umida, ma asciutta o calda. E' di norma asciugare gli oggetti nel forno a temperatura molto bassa e con sportello aperto. La prima cottura, per piccoli oggetti, è di 30 minuti. Per completare l'asciugatura si può ricorrere al ventilatore. n Se avete realizzato sculture con intelaiatura di ferro (parte portante/anima dell'oggetto), non cuocerle nel forno a microonde, è pericoloso. Colorare. Si può aggiungere il pigmento colorato che si desidera direttamente nell'impasto, oppure dipingere l'oggetto dopo l'asciugatura. I pigmenti colorati consigliati sono quelli adoperati in pasticceria, oppure le tempere e gli acquerelli. Si può anche sperimentare una colorazione con colori acrilici prima della cottura. Consiglio: eseguire colorazioni tenui, che, se anche sbiadiscono durante la cottura, nella fase di verniciatura diventano luminosi. La vernice consigliata è quella idrorepellente per tempera, applicata a spruzzo oppure liquida; anche consigliata è la vernice per terracotta. Quanto elencato è una pratica tecnica che si avvale di strumentazioni elettriche pericolose e richiede, quindi, la presenza di un genitore se l'interessato non abbia raggiunta la maggiore età.


TECNICHE PITTORICHE

mercoledì 17 luglio 2013

INCISIONE

INCISIONE. Con questo termine viene indicato un procedimento che consiste nell’eseguire un disegno su di una superficie dura detta matrice. Questa tecnica viene eseguita in cavo, in piano o in rilievo. INCISIONE IN RILIEVO (XILOGRAFIA / LINEOGRAFIA): sulla matrice la parte destinata a ricevere l’inchiostro sporge, e quindi risulterà bianca nella stampa. INCISIONE IN PIANO (LITOGRAFIA / SERIGRAFIA): la matrice non porta rilievi evidenti. INCISIONE IN CAVO (PUNTASECCA, BULINO, ACQUATINTA, ACQUAFORTE): in questo caso le parti incise sulla matrice saranno quelle che risulteranno nella stampa. PUNTASECCA, è eseguita con una punta conica molto affilata, che va a lacerare il metallo, lasciando sulla lastra residui di metallo chiamati 'barbe', che non vengono eliminate, poiché andranno a trattenere l’inchiostratura, producendo un segno sfumato, che si deteriorerà generalmente dopo la quinta stampa. BULINO, come la calcografia, risale ai principi del Quattrocento, nella fattispecie all’artigianato degli orafi, a cui venivano affidati disegni da riprodurre su rame e quindi stampati in serie. E’ un attrezzo che serve per incidere - e che dà il nome alla stessa tecnica in cavo - costituito da un ferro con punte di diverse sezioni; come le altre tecniche ad in cavo, le parti tracciate sulla matrice accoglieranno l’inchiostro, poi eliminato per eccesso, e quindi appoggiata la carta sulla lastra, fatto passare il tutto sotto il torchio, l’inchiostro si trasferirà sulla carta. ACQUAFORTE, dal latino acqua fortis, come veniva chiamato l’acido nitrico durante il Medioevo, utilizzato per decorare armi ed armature. Tecnica: dopo aver steso su di una lastra di metallo uno strato sottilissimo di cera, il disegno verrà eseguito con una punta conica, che portando via la cera lascerà nudo il metallo sottostante; così trattata, la lastra verrà immersa nell'acido, che andrà ad incidere solo i punti dove non sarà più presente la cera; un tempo di immersione prolungato determinerà segni/solchi sempre più evidenti e profondi, proprio per via della maggiore corrosione. Dopo aver asportata la cera, si procederà all’inchiostratura ed alla stampa. ACQUATINTA, è un procedimento - granitura - che consiste nel rendere ruvida la lastra con materiali come il sale, le resine, il bitume. Solo le parti che si vorranno ottenere chiare, saranno coperte dalla vernice; si procederà all’immersione della matrice nell’acido, che corroderà solo le parti non protette dalla vernice, alias morsura. E’ questa una tecnica che se alternata nei passaggi dalla copertura alla morsura, determinerà effetti di chiaroscuro. Le sue origini sono contemporanee all’acquaforte.
Procedimento litografico, fu scoperto verso la fine del ‘700, da Alois Senefelder di Monaco di Baviera, il quale si avvalse del sistema a 'stampa piana'- litografia -, usando una pietra calcarea prelevata dal fiume Isar, con proprietà d’assorbire acqua e grasso; su questo si basa la stampa litografica: l’acqua ed il grasso si respingono e sfruttando questo principio, se si disegnerà ad inchiostro, gesso o matita grassi, il tratto accetterà soltanto il grasso, respingendo l’acqua; viceversa, le parti bagnate non accetteranno quelle grasse. Questo tipo di procedimento, è una via di mezzo tra la xilografia e la calcografia; rispettivamente, nella prima vengono riprodotte le parti tralasciate, nella seconda risulteranno nella stampa, solo le parti incise sulla lastra di metallo. Nella litografia (pietra), le parti disegnate rimangono in piano, poiché la riproduzione è il risultato di un processo chimico. La pietra deve essere preparata in base al disegno che si appresta ad accogliere. Se si disegnerà ad inchiostro liquido, la pietra dovrà essere trattata con finissima sabbia di quarzo (affinché la superficie si levighi perfettamente); per il disegno a matita grassa, la pietra dovrà essere trattata con sabbia più grossolana. Il disegno sulla pietra ruvida rende al meglio la morbidezza del tratto e gli effetti pittorici.
LINEOGRAFIA: la matrice è costituita da una tavoletta di linoleum, un impasto di farina di sughero, olio di lino ed una trama di iuta (il tutto può essere sostituito dall’adigraf, di uso scolastico). La matrice verrà intagliata con delle piccole punte taglienti di diverse forme, dette sgorbie, poste sopra una impugnatura, e quindi variabili; poi inchiostrata a rullo, con inchiostro tipografico (le parti intagliate sulla matrice - o tavoletta di adigraf - risulteranno bianche nella stampa); è preferibile preparare il disegno su di un foglio lucido e ricalcarlo rovesciato sulla matrice. XILOGRAFIA: dal greco xulon/legno e grafo/scrivo; questa tecnica nasce in Oriente prima dell’anno Mille, mentre in Italia si diffonderà a partire dalla metà del Trecento. La matrice è costituita da una tavoletta di legno robusto. Se la tavoletta è tagliata secondo la lunghezza del legno (di filo) dovrà essere intagliata con le sgorbie, scalpelli, lame; se il taglio è di testa (quando sono visibili i cerchi concentrici, e potranno essere incisi segni più sottili), si userà il bulino (ferro con punta di varie forme e dimensioni). Tecnica: si può procedere all’intaglio direttamente sulla matrice, o dopo aver trasferito il disegno; si procederà ad inchiostrare con il rullo la matrice, su cui sarà sovrapposta la carta; il tutto compresso attraverso una macchina tipografica denominata 'torchio'. Si può anche stampare a colori, preparando, per ogni colore, una matrice differente e stamparle in sequenza sullo stesso foglio di carta.

TECNICHE PITTORICHE